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Linguaggio inclusivo: la nostra direzione

In queste settimane si è tornato a parlare di linguaggio inclusivo e decidere qual è la posizione giusta può essere complesso. Tra simboli, maschile sovra esteso, troncatura delle parole e uso del doppio genere, come fare infatti ad orientarsi e capire che direzione dare alla propria comunicazione?

Partiamo dalle coordinate

Avrete sicuramente sentito parlare del recente intervento di Emmanuel Macron: il presidente della Repubblica francese ha infatti esaltato la lingua francese come patrimonio che “forgia la nazione”, sottolineando che è importante “conservarne le basi” e non “cedere alla moda del momento”, come quella che lui ritiene essere il linguaggio inclusivo. Va quindi preservata l’integrità della lingua, anche per evitare che nuovi usi risultino poco accessibili alle persone con difficoltà cognitive, che potrebbero non essere in grado di pronunciare o comprendere alcuni suoni o alcune costruzioni particolari.

A pochi chilometri di distanza da noi (e non parliamo solo di geografia) si è invece collocato il Comune di Bologna. Lo scorso 25 ottobre, la Giunta comunale ha infatti adottato le linee guida per il linguaggio inclusivo contenute nel manuale “Parole che fanno la differenza. Scrivere e comunicare rispettando le differenze di genere”. È questo il documento con cui è stata ufficialmente sancita la necessità, da un lato, di rendere più inclusivo il linguaggio dell’amministrazione in tutte le sue comunicazioni interne ed esterne, dall’altro di disciplinarne l’utilizzo, in modo da potersi muovere su un terreno condiviso.

Anche la nostra casa madre, Open Group, già nel 2022 ha preso con convinzione questa direzione elaborando “Quel genere di parole”, una guida pratica per comunicare senza escludere e “costruire significati e immaginari in cui tutte le identità siano incluse”.

A che latitudine si trova Be Open?

Per noi, il linguaggio è uno degli strumenti con cui si plasma la realtà e se non lavorassimo attivamente per contribuire a un mondo più inclusivo, non saremmo noi.

È vero che adattarsi ai cambiamenti (di qualsiasi natura e forma) è sempre una sfida; è anche vero che l’italiano è una lingua così ricca, che è possibile esprimersi facilmente senza scivolare in discriminazioni di nessun tipo. E questa è la nostra latitudine: utilizziamo le parole in modo consapevole ed evitiamo di ricorrere al maschile sovra esteso senza, per questo, sacrificare la qualità e la chiarezza del nostro messaggio. Ci rivolgiamo a tutti e tutte sfruttando il doppio genere dove necessario, senza appesantire la struttura di quello che vogliamo dire. Ci approcciamo alla scrittura mirando ad arricchire il nostro modo di comunicare, sempre. Nel rispetto dei nostri ideali.

Questo è il nostro Nord, la direzione a cui guardiamo quando ci sentiamo in confusione e che ci permette sempre di orientarci in modo da contribuire a un mondo che offra sempre un po’ di più e mai di meno.

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