5 trend social da tenere d’occhio nel 2024
Quali sorprese e novità ci riserveranno i social media nel corso di quest’anno? Probabilmente tante e alcune più rivoluzionarie di altre, specialmente per chi si occupa di comunicazione.
Il nuovo anno è iniziato da un pezzo, e nelle scorse settimane diversi media e aziende del nostro settore hanno diffuso numerose e variegate previsioni legate a novità, tool e contenuti che caratterizzeranno le attività e le proposte creative di comunicazione e marketing sui social media nel corso del 2024. Ci siamo presi del tempo per ragionarci su e in questo articolo riportiamo quelli che – almeno, secondo noi – saranno i 5 trend social più interessanti da testare e scoprire nei prossimi mesi, soprattutto per chi si occupa di comunicazione come noi.
Il ritorno dei video (più) lunghi
Dopo l’intramontabile era dei video brevi e brevissimi, il 2024 potrebbe segnare il ritorno dei video più lunghi. Come riportato in un articolo di Hootsuite, video più lunghi non significa necessariamente video lunghi. Infatti, eccezion fatta per alcune piattaforme long video-based, ad esempio YouTube, alcuni dei grandi colossi dei social, tra cui Instagram e TikTok, stanno estendendo la durata massima per i video, consentendo ai e alle creators di pubblicare contenuti più dettagliati per rispondere a domande ed esigenze della loro community. Questo trend potrebbe portare a una maggiore diversificazione dei contenuti video, con format che vanno oltre il semplice intrattenimento e si concentrano su informazioni approfondite, tutorial, storie personali ed esperienze più immersive.
Il “Raw Content” e la ricerca di spontaneità
Secondo Clever Marketing, gli e le utenti sono sempre più inclini a cercare autenticità e genuinità nei contenuti che fruiscono sui social media, preferendo la condivisione di pensieri e momenti spontanei a contenuti troppo elaborati ed estremamente artificiosi. Il “raw content” risponde proprio a questa esigenza sempre più diffusa, connotando una tipologia di contenuti social poco o per nulla editati che vengono, di conseguenza, percepiti come naturali e spontanei dall’utenza online. L’avvento di fenomeni come il “deinfluencing ” – ossia la comunicazione di chi sui social consiglia cosa non comprare e come diventare acquirenti più consapevoli – è, almeno in parte, dovuta proprio al crescente bisogno di autenticità e trasparenza a discapito delle vecchie logiche di marketing e contenuti prodotto-centrici.
Micro creator, grande engagement
L’influencer marketing si conferma essere uno dei capisaldi delle strategie di marketing sui social, ma già dall’anno scorso qualcosa è cambiato: non soltanto si parla sempre meno di influencer e sempre più di content creator, ma dal 2024 assisteremo ad una maggiore considerazione dei e delle micro content creator e delle loro community. Infatti, grazie ad un seguito social più contenuto, questi creator, se coinvolti in progetti di branding vicini al loro universo tematico e contenutistico, consentono ai brand di raggiungere pubblici di nicchia con caratteristiche demografiche specifiche attraverso contenuti altamente coinvolgenti, mirati e quindi efficaci in termini di conversione. Com’è che si dice? Nella botte piccola…
Social commerce: più narrazione e meno marketing
Secondo una ricerca di Accenture per TikTok sullo “shoppertainment”, entro il 2025 il valore del social commerce potrebbe triplicare, raggiungendo un fatturato pari a 1,2 trilioni di dollari. Questa previsione è dettata dall’utilizzo crescente di TikTok (e anche di Instagram) come principali motori di ricerca per il 40% della GenZ. In particolare, TikTok dovrebbe concentrare il 10-20% degli acquisti globali entro il 2026, grazie all’azione congiunta di un algoritmo ottimizzato e super reattivo agli interessi e ai bisogni dell’utenza, e la comunicazione di prodotto veicolata in modo spontaneo e immediato da tanti e tante content creator e funzionale, quindi, alla creazione di connessioni sempre più strette tra brand e consumatori.
Il social commerce offre, dunque, un’ampia opportunità di profitto per i brand, ma richiede strumenti e strategie di comunicazione “semplici”, che propongano all’utenza una narrazione spontanea attraverso contenuti d’immediata comprensione e processi d’acquisto agevolati per gli e le utenti.
Back to the nostalgia
Con un panorama mondiale sempre meno rassicurante, le persone – in particolar modo quelle giovani e giovanissime – hanno sempre più bisogno di conforto e certezze a cui aggrapparsi: la tendenza, spesso, è quella di cercare la risposta a questo bisogno psicoemotivo sui social media e all’interno di specifiche community online che raggruppano e ben rappresentano tutte e tutti gli utenti appartenenti a una specifica generazione. Perché lo facciamo? Perché proviamo un forte senso di nostalgia per il passato, un tempo decisamente più semplice – o, se preferite, meno complicato – del presente, e quando sui social ci imbattiamo in contenuti e narrazioni che riaccendono i nostri ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza non possiamo che sentirci immediatamente (un po’ più) felici.
Questo bisogno è stato da tempo carpito da chi lavora nella moda e nel design, e di chi si occupa di creare contenuti di cultura pop, e la nostalgia sembra un trend destinato a protrarsi nel corso del tempo. Secondo Il giornale della PMI, infatti, le generazioni più giovani, come la GenZ e i Millennials, continueranno ad essere affascinate dagli anni ’90 e 2000.