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H-WORK: il progetto europeo per la salute mentale nei luoghi di lavoro

Dovendo riportare una case history della nostra agenzia, come potremmo non parlarvi di H-WORK? La “h” del nome sta per health, ossia salute, che è in estrema sintesi il cuore e l’obiettivo finale del progetto. Ma procediamo con ordine, che di cose da dire ce ne sono parecchie.

Nato nel 2020, H-WORK è un progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea che, attraverso l’azione congiunta di 14 partner internazionali, coordinati dall’Università di Bologna, ha avuto come fine ultimo quello di progettare, testare e convalidare strumenti utili per migliorare la salute mentale nei luoghi di lavoro, diffondendo buone pratiche e proponendo interventi mirati a livello individuale, di gruppo, di leadership e organizzativo.

Date queste premesse, il progetto necessitava da un lato di partner provenienti da diversi paesi europei che si occupassero di psicologia e salute e avessero una consolidata esperienza nell’ambito della ricerca, dall’altro di una realtà che potesse raccontare H-WORK all’esterno, intercettando un’ampia e variegata audience di stakeholder e, al contempo, che sensibilizzasse sull’importanza della salute mentale. Ed è qui che entriamo in gioco noi.

Per tre anni, abbiamo infatti lavorato alla comunicazione e alla diffusione del progetto, fin dai suoi albori: dalla realizzazione del logo alla creazione e l’aggiornamento del sito web, dall’apertura e la gestione dei canali social alla produzione e la diffusione online di grafiche e video, di stampe, newsletter, presentazioni e tanto altro per promuovere H-WORK e far conoscere obiettivi, strumenti e progressi del progetto.

Come avrete forse notato, questo articolo è scritto al passato, e non è una scelta casuale. Il prossimo 29 settembre, infatti, in concomitanza con la fine del progetto, si terrà a Bologna l’evento ufficiale di H-WORK, un’occasione per condividere con il pubblico la storia e i risultati della ricerca condotta dai partner in questi tre anni di intenso e appagante lavoro.

Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? La consapevolezza che preservare la salute mentale delle lavoratrici e dei lavoratori non può e non deve essere mai un’opzione, e che comunicare come farlo è stato una sfida appassionante.

 

 

 

 

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